Pensa a cantare? ( di Enrico Ruggeri)

A certi ambienti pseudoculturali del cantautorame nostrano, ma piu’ in generale del pianeta artistico non piace, non va giu’, non convince chi canta fuori dal coro.

Il principio basilare della democrazia si sostanzia nella libertà di pensiero al quale devono seguire azioni ragionate, comportamenti figli di riflessione, elaborazioni culturali che portano con se’ il bagaglio dell’esperienza. Sentiamo la legittima e profonda versione di Ruggeri

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Succede spesso che un personaggio dello spettacolo, magari un cantante, esprima un parere su una questione di pubblico interesse. Quelli che sono d’accordo con lui/lei lo eleggono a maitre a penser, gli altri lo insultano o gli intimano “pensa a cantare!”.

Nessuno dei due mi sembra l’atteggiamento giusto.

Andiamo con ordine.

Cinquant’anni fa alcuni personaggi contigui allo spettacolo intervenivano nel dibattito politico (dal greco Polis…): erano Pasolini, Flaiano, Soldati, Volonté e altri. Poi sono arrivati i CANTAUTORI, persone di grande cultura come Gaber, De Andrè, Guccini, Battiato, ecc.

Avevano un REPERTORIO e quindi autorevolezza!

Io ho sempre visto queste persone come esempio di vita, e, sapendo di non sapere, i miei due libri alla settimana negli ultimi 50 anni me li sono letti, con curiosità e desiderio di pluralità, da Nietzsche a Marx, da Gramsci a Evola.

Ho scritto canzoni cercando di rendere poetiche certe istanze sociali, da “Trans” a “Lettera dal carcere”, da “Nessuno tocchi Caino” a “Primavera a Sarajevo”.

Ho parlato di profughi in “Senza terra” e di dimenticati ne “La badante”, di lavoro minorile (“Un pallone”) di disagio mentale (“Polvere”, “La preghiera del matto”…), di guerra in “Lettera dal fronte”, “Paisà”, “Lunga è la notte”…).

Ho scritto di filosofia, religione, rapporti umani, vita oltre la vita e di tante altre cose, nelle canzoni e nei romanzi.

Non accetto etichette di nessun tipo e, perdonatemi, non accetto di essere accomunato a persone che non hanno mai scritto un verso di una canzone e che, come massima espressione artistica hanno avuto rime come Margarita/granita, non me lo merito.

L’autorevolezza non si misura con i “fatturati”, il denaro non è una qualità morale, mi compiaccio di certi successi che rappresentano un riscatto sociale ma rivendico una cosa sola: io nella mia vita non ho mai pensato solo a cantare, c’è un mondo da conoscere e da capire e io da sempre provo a farlo, a volte anche esponendomi senza paura.

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