Antichi proverbi in finanza( di Diletta Gurioli)

BUY THE RUMORS AND SELL THE NEWS

Come sempre Gurioli ci porta nel mondo della finanza con l’approccio umanistico e in questo caso

I mercati finanziari sono pieni di detti. Proverbi, frasi da corridoio. Che molte volte funzionano ma tante altre no, pur essendo supportate da solide basi statistiche. Molto probabilmente, il proverbio di Borsa più celebre è “Buy the rumors and sell the news”, ovvero “compra sulle indiscrezioni e vendi quando la notizia è ufficiale”

Nella settimana in cui la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 75 punti base nel tentativo di frenare l’inflazione e ha tagliato le stime sulla crescita Usa per il 2022, le Borse europee chiudono con volatilità e ribassi importanti, come Wall Street .L’indice Stoxx 600 ha perso il 4,4%, quando a Piazza Affari il Ftse Mib è sceso del 4,7% rispetto alla settimana scorsa, entrando nella fase Orso. Cosa fare?

Elezioni italiane: rischio relativo o opportunità per gli investitori?

Sulla strada del governo Draghi? Strappo? o ricerca di una mediazione verso la continuità?

Su Financialounge.com, dove sono stati intervistati diversi gestori internazionali specializzati sull’Italia, per Hannah Piper, gestore del fondo Schroder ISF Italian Equity, Schroders, le elezioni italiane non rappresentano una grande preoccupazione in quanto, come dimostra la storia “i governi italiani restano in carica in media per meno di 2 anni, come successo sin dalla Seconda Guerra Mondiale. Di conseguenza, la brusca fine del governo Draghi e la possibilità di un governo più conservatore è stata semplicemente anticipata di un semestre”. E poi “In sintesi, anche se stiamo entrando in una fase di recessione per i prossimi trimestri e la crisi energetica metterà ancora una volta alla prova i cittadini e le imprese italiane (l’Italia è il secondo importatore di gas russo dopo la Germania), l’economia italiana è meglio posizionata rispetto all’inizio dell’ultimo periodo di recessione (2016-18): lo slancio del PIL è più forte di quello di Germania e Francia grazie al buon lavoro del Governo Draghi, ai fondi nell’ambito del Pnrr e al meccanismo della Bce per tenere sotto controllo il costo di finanziamento dell’Italia”.

Comprare sui ribassi? Mediare con i prezzi e le paure

La paura in economia e finanza? come superarla?

Tra le tante frasi che vengono attribuite a Warrern Buffet, una delle più celebri è “Il mercato azionario è semplice. Basta acquistare per una cifra inferiore al loro valore intrinseco quote di una grande azienda gestita da dirigenti integerrimi e capaci, e quindi conservare quelle quote per sempre.”; oppure ““Il prezzo è quello che paghi. Il valore è quello che ottieni.” Un meccanismo supportato da razionalità e buon senso che, purtroppo, molto spesso vengono sconfitti dalla paura e dai “bias” cognitivi, come ci insegna la finanza comportamentale.

In un articolo di Paola Valentini su Milano Finanza viene riportato il pensiero di Burton Malkiel, 90enne guru di wall Street, che dice di non abbandonare le azioni e di comprare quelle con ricchi dividendi, ricalcando il caro vecchio adagio appena citato.

Burton Malkiel è il guru americano autore del libro cult del 1973 «A random walk down Wall Street», guida di finanza che milioni di investitori in tutto il mondo hanno seguito in questi 50 anni per affrontare le turbolenze della Borsa. L’economista-scrittore, oggi 90enne, sostiene che oggi per proteggere i portafogli e contemporaneamente dare una marcia in più ai rendimenti non si devono abbandonare le azioni, le quali per anni sono state la copertura ideale contro inflazione e volatilità. E, secondo Malkiel, c’è una strada che nel lungo termine ha dimostrato di essere efficace per metter un piede nell’equity: quella dei piani di accumulo che, come sappiamo, consente di ripartire l’investimento su più rate successive permettendo di mediare i prezzi di ingresso e, soprattutto,  permette di evitare di dover decidere il momento esatto in cui investire, sottraendosi così alle problematiche tipiche della finanza comportamentale. Secondo  Malkiel le scelte dovrebbero orientarsi verso le azioni high dividend, in quanto le quotazioni sono scese molto rispetto ai massimi dello scorso anno: il dividend yield, ovvero il rendimento da dividendo, è il rapporto tra cedola unitaria e prezzo dell’azione e più è basso il denominatore maggiore sarà il quoziente e quindi lo yield.

Nell’articolo si guarda proprio dentro casa, a Piazza Affari dove il Ftse Mib fa -20% da gennaio e dove i dividend yield del mercato italiano arrivano anche alla doppia cifra percentuale. Dall’analisi condotta dalla banca dati di MF Milano Finanza che ha elaborato la classifica dei dividend yield delle società del Ftse Mib: emergono Stellantis che presenta uno yield di oltre il 10% considerando le attese di dividendo di 1,32 euro sul 2022; e AzimutEnel ed Intesa Sanpaolo, tutte con un rendimento superiore all’8%, quindi il doppio del Btp a dieci anni che ora è attorno al 4,1%. Ricco anche il dividend yield di Azimut, 8,5. Enel,  ha pagato sul 2021 0,38 euro per azione. La politica dei dividendi attualmente stabilita dalla società nel piano al 2024 prevede per ogni anno un importo fisso che cresce del 13% fino a 0,43 euro sul 2023. C’è poi  Eni, che è stato il primo big di Borsa che ha già pagato l’acconto che da quest’anno sarà diviso in quattro parti anziché in due come è stato fino al 2021, per adeguarsi alla prassi delle altre big oil.

Citando ancora il magnate Usa “cerchi di essere avido quando gli altri sono spaventati, e spaventato quando gli altri sono avidi.” La storia gli ha dato ragione. Bisogna sempre aggiungere, rispettando la propria propensione al rischio.

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