Ci vuole dignità..anche dentro la goliardia( di Francesca Maria Troisi)

Brutte pagine dalla città campana: si puo’ dire che a Napoli l’esagerazione e’ spesso una cifra che scade nella volgarità. E fa fare brutta figura a tante persone oneste e garbate che difendono la storia e l’ esistenza di una città piena di passato e presente importanti. Il garbo e la classe anche nell’ironia e nella comicità.

Certi spettacoli creano malessere in chi li mette in campo e in coloro che sono costretti a sorbirne le immagini.

Anche lo scherzo passa sempre per l’intelligenza e l’eleganza, i piu’ grandi comici che abbiamo in Italia non sono mai scaduti nella beceraggine triste

( rpfm)

Ci sono mille modi per mettersi a nudo. Magari scoperchiare l’anima e disvelarsi come ha fatto Michela Murgia in quell’intervista – confessione (sublime) al Corriere. Altri in cui chi si spoglia si copre di ridicolo, e non per la nudità in sé, mi spiego? Ne sa qualcosa Francesco Paolantoni che si è esibito sul lungomare Caracciolo (Napoli) vestito solo di una pentola, scarpe da ginnastica e sciarpa azzurra al collo.

Lo aveva promesso in una puntata delle Iene in cui si chiedeva ad alcuni personaggi dello spettacolo napoletani cosa fossero disposti a fare per il tricolore. Il comico (quasi settantenne!) aveva detto: “Se il Napoli vince lo scudetto, sfilo nudo per strada mangiando pasta e patate”.

Detto fatto, una bella passeggiata  con le chiappe al vento, tra l’ilarità dei presenti. Ci si aspettava lo spogliarello della spumeggiante Marisa Laurito, e invece… Altra trovata goliardica? Checché, il gradimento langue. “Vergogna”. “Sei pazzo”. “Ti dovevano fermare”. “Oltraggio al pubblico pudore”. E mille altre squisitezze. Piovono insulti e meme contro gli eccessi dei napoletani sui social uniti e sulla sua bacheca.

Ecco, come non rendersi conto che sono proprio queste scempiaggini next stop a etichettare “malamente” la città partenopea? Eppure lo spettacolino è stata ripreso da tutti, forse più letto e seguito della stessa incoronazione di re Carlo III. Questione di folklore, di marketing, di “spontaneità”… Ha vinto qualche cosa (almeno)?

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