Poeti vivi( di Alessandro D’ Avenia)

Fonte: Ultimo Banco, il blog di A. D’ Avenia

La domanda ficcante ed attuale di una alunna di D’ Avenia: sono spariti i poeti?


Ma esistono poeti vivi?».
Una mia alunna quindicenne dopo una lezione su un sonetto di Dante mi ha posto questa meravigliosa domanda, che certifica l’irrilevanza odierna della poesia nella vita quotidiana. Se nelle librerie non bastano gli scaffali per i gialli (siamo in un tempo che ha bisogno di sapere che esistono la giustizia, la verità e il colpevole, benché i detective siano sempre più scalcagnati), quelli dedicati alla poesia sono quasi spariti. Dei giallisti viventi sappiamo nomi e cognomi, dei poeti no. Per rispondere alla mia allieva porterò in classe gli ultimi due volumi di poesia che ho letto, pubblicati nella prestigiosa collana dello Specchio dedicata ai poeti del nostro tempo: Linea intera, linea spezzata di Milo De Angelis e La Terra di Caino di Alessandro Rivali (ho la fortuna di conoscere entrambi).


C’ e’ tanta psicologia, linguistica e poesia in questo passo: leggiamolo


Le poesie non sono fiori essiccati tra le pagine di polverose antologie scolastiche ma «raccolte», logos («parola» in greco) originariamente indicava proprio il raccolto: i veri poeti raccolgono le parole più aderenti all’esperienza umana, perché lottano per non mentire a se stessi, come facciamo tutti per tirare avanti, e perché la vera poesia, dice Leopardi, ha l’effetto di un sorriso che «aggiunge un filo alla trama brevissima della vita»: le parole ben scelte, anche se in apparenza difficili, ci danno alla luce e ci danno luce. Basta leggerle con calma.

De Angelis apre la sua «raccolta» di esperienza umana su un tram: nel tunnel del grigio quotidiano appare una luce, proprio lì sente di essere un uomo, cioè l’unico essere vivente che non è fatto solo di bisogni primari da soddisfare, ma portatore inquieto di un desiderio a cui non sa dare un nome.


Bisogna comprendere, non soltanto prendere


Sul tram, un tempo ci si guardava, si tentavano approcci, si immaginava la vita delle persone, continua la narrazione poetica..

Comincia dando a se stesso del tu, darsi del tu vuol dire entrare in confidenza con se stessi, uscire dalla prigione narcisistica dell’io che vuole solo prendere e non comprendere: «Sali sul tram numero quattordici e sei destinato a scendere / in un tempo che hai misurato mille volte / ma non conosci veramente,/ osservi in alto lo scorrere dei fili e in basso l’asfalto bagnato,/ l’asfalto che riceve la pioggia e chiama dal profondo,/ ci raccoglie in un respiro che non è di questa terra, e tu allora/ guardi l’orologio, saluti il guidatore. Tutto è come sempre/ ma non è di questa terra e con il  palmo della mano/ pulisci il vetro dal vapore, scruti gli spettri che corrono/ sulle rotaie e quando sorridi a lei vestita di amaranto/ che scende in fretta i due scalini, fai con la mano un gesto/ che sembrava un saluto ma è un addio».


Il tempo dei desideri va oltre i minuti dell’orologio: il tempo dentro e’ sempre piu’ intenso se lo sappiamo vivere e non soltanto misurare


Qui il tempo non è più negli orologi ma nel fuoco di un desiderio che ci riscalda e ci anima: tutto sembra «come sempre» ma il vestito amaranto (nome che in greco indicava ciò che non appassisce e divenuto poi colore simbolo dello stupore) di una donna scardina il grigio dell’esistenza e apre una fessura nel muro di cose che si ripetono uguali ogni giorno: quel saluto è un «addio», cioè insieme — miracoli della poesia — un capolinea (addio) e una segnaletica (a Dio). Siamo fatti per qualcosa che è oltre noi stessi, che non raggiungiamo mai, ma che ci anima.

Nella sua raccolta Rivali dialoga invece con il Caino che ognuno di noi ha dentro: «Regredirai alla stagione dell’ansia,/ avrai in dono una potenza guasta/ e non saprai amare una donna». Nella Genesi Caino, dopo aver ucciso il fratello, abbandona l’Eden, luogo dell’armonia con Dio, gli uomini e le cose, per rifugiarsi nella Terra di Nod, nome simbolico che significa vagabondare. Abitare a Nod significa vivere nella terra dell’ansia, fatta di paure e sensi di colpa, di mali di cui a volte siamo responsabili e a volte no. Lì Caino costruisce una città e ha un figlio, e chiama Enoch sia l’una che l’altro, perché costruire e generare sono modi di combattere la paura della morte. Ma trova pace in questo? Il Caino di Rivali, ferito dalla nostalgia dell’Eden, viaggia nel tempo — è Gilgamesh in cerca dell’immortalità, è un medico che cura i malati di Hiroshima… — e cerca dappertutto ciò che può trasformare il sangue che ha sparso in vita:

I poeti non ci nascondono l’intreccio di male e bene dell’esistenza, anzi ci immergono nelle contraddizioni della condizione umana, ma ne preservano il desiderio, color amaranto, che la anima. Ecco allora cosa risponderò alla mia alunna: «Cerca il piccolo scaffale con il cartellino Poesia, e scoprirai che non solo i poeti vivi esistono, ma che quelli veri ti dicono come essere viva anche tu».

Corriere della Sera, 22 febbraio 2021

Amar la poesía es buscar la belleza, ¿no?

Las palabras del alma

los recuerdos del corazón

la poesía es el sabor de la vida

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.