Custodire l’etica repubblicana( di Raffaele Marmo)

Marmo si sofferma sul metodo Mattarella visto ed intravisto da un’altra prospettiva: quella dei confini istituzionali. Una metodologia interessante che guarda la Politica dal binocolo dell’ Equilibrio Istituzionale


Niente è mai stato casuale nelle parole del Capo dello Stato. Ma a questo punto della storia della sua incarnazione del ruolo presidenziale è appropriato parlare di “metodo Mattarella”. Che è esattamente quello di rimanere rigorosamente fuori dall’agone politico quotidiano, ma di segnare altrettanto nettamente i confini dei valori dell’etica repubblicana e costituzionale. Senza enfasi a caldo e, però, senza sconti a freddo.


Primo passaggio: custodire, secondo passaggio difendere fermamente, con rigidità, autorevolezza ma con la delicatezza e la signorilità alle quali il Presidente ci ha abituati


Il Presidente della Repubblica, dunque, si pone più che mai non solo come il custode – il che è costantemente avvenuto anche nel primo settennato – ma, soprattutto in questo secondo mandato, come l’autorevole interprete di una linea di fermezza antica che vuole impedire cedimenti e deviazioni non accettabili neanche sul terreno della provocazione politica più contingente.


Stabilire dei limiti fondamentali per preservare lo Stato e l’arricchente dibattito culturale


Senza concessioni alla retorica del momento e dell’istante.

Da qui, solo per citare gli ultimi casi, l’intervento di qualche giorno fa che ha volutamente rimesso a posto deviazioni e sconfinamenti sulla questione “razza”: “La persona, non l’etnia, merita protezione. La Costituzione vieta nefaste concezioni di supremazia della razza”. Da qui, ieri, l’avviso “mai mettere a tacere la presentazione di un libro”, con evidente riferimento alle contestazioni recenti al Salone del Libro di Torino alla Ministra Eugenia Roccella. Per sottolineare il limite invalicabile di ogni protesta.


La storia della cultura: la storia e la cultura che dovrebbero insegnare il rispetto reciproco


È il “metodo Mattarella”, insomma. Che non lascia correre, né per una sorta di quieto vivere politico né per un malinteso senso della distanza istituzionale, le violazioni dei principi alla base del Patto costituzionale. Ed è un “metodo” che non si manifesta nell’immediatezza dei “fatti incriminati”, ma seleziona le occasioni: i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni o il centenario di Don Lorenzo Milani.

( Il Giorno, interventi Rpfm)

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