I Pink Floyd servono alla ricerca scientifica( di Radio Capital Web)

Per la prima volta, un gruppo di scienziati ha dimostrato che l’attività elettrica del cervello può essere decodificata e utilizzata per ricostruire la musica che una persona sta ascoltando. La canzone che è stata scelta per la ricerca è “Another Brick in the Wall” dei Pink Floyd.

SI PUÒ DECODIFICARE LA MUSICA ATTRAVERSO LE ONDE CEREBRALI

neuroscienziati hanno lavorato per decenni per decodificare ciò che le persone vedono o pensano solo a partire dall’attività del nostro cervello. Nel 2012 un team che includeva il neuroscienziato cognitivo Robert Knight della Berkeley University, è stato il primo a ricostruire con successo le registrazioni audio delle parole che i partecipanti avevano sentito mentre indossavano elettrodi impiantati. Lo stesso Robert Knight ha affrontato un nuovo studio dal quale è emerso che dalle onde cerebrali si può decodificare la musica che una persona ascolta. Questo tipo di ricerca è molto importante per dare, in un futuro magari vicino, un aiuto concreto alle persone che hanno perso la capacità di parlare, ritrovando una loro voce tramite degli impianti cerebrali. Ora sappiamo che l’attività elettrica del cervello può essere decodificata e utilizzata per ricostruire la musica che una persona ascolta.

L’AIUTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE


Geopolitica ed arte del cervello


Mentre i partecipanti allo studio ascoltavano la canzone dei Pink Floyd del 1979 “Another Brick in the Wall, Part 1”, gli elettrodi hanno catturato l’attività di diverse regioni del loro cervello in sintonia con elementi musicali come tono, ritmo, armonia e testi. I ricercatori hanno poi ricostruito un audio confuso, ma distintivo, di ciò che quelle persone stavano ascoltando. Per trasformare i dati in suono, è stato addestrato un modello di intelligenza artificiale che ha analizzato la risposta del cervello ai vari componenti del profilo acustico della canzone, individuando i cambiamenti di intonazione, ritmo e tono. Poi un secondo modelli di AI ha rimontato la composizione e la musica è tornata. La sua melodia era più o meno intatta e la frase era confusa ma distinguibile, era proprio quello della canzone dei Pink Floyd.

PERCHÉ È STATA SCELTA PROPRIO UNA CANZONE DEI PINK FLOYD

Perché il team ha scelto i Pink Floyd e in particolare “Another Brick in the Wall, Part 1” ?

La ragione scientifica è che la canzone è molto stratificata. Include accordi complessi, strumenti e ritmi diversi che la rendono interessante da analizzare”, afferma Ludovic Bellier, neuroscienziato cognitivo e autore principale dello studio. “La ragione meno scientifica potrebbe essere che ci piacciono davvero i Pink Floyd. Ma, tutto sommato, è solo un mattone nel muro (all in all, it’s just another brick in the wall)“.

( scritto da Radio Capital, schemi Rpfm)

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