Economia civile( di Fabio Cucculelli)

( Articolo integrale su Bene Comune)

L’economia civile propone un modo di pensare al sistema economico basato su alcuni principi – come la reciprocità, la gratuità e la fraternità – che superano la supremazia del profitto o del mero scambio strumentale nell’attività economica e finanziaria. Si propone quindi come possibile alternativa alla concezione capitalista del mercato

Con economia civile si intende un modo di pensare al sistema economico basato su alcuni principi – come la reciprocità, la gratuità e la fraternità – che superano la supremazia del profitto o del mero scambio strumentale nell’attività economica e finanziaria. L’economia civile si propone come possibile alternativa alla concezione capitalista, dove il mercato diventa la principale e unica istituzione necessaria per la produzione e distribuzione di beni.

L’economia civile cerca di tradurre la convinzione che una buona società è frutto sia di un mercato che funziona sia di processi che attivano la solidarietà da parte di tutti i soggetti. Quindi l’attenzione alla persona non è elusa e neppure rimandata alla sfera privata o a qualche forma di pubblica filantropia che si limita a curare le disfunzioni del mercato. Se potessimo dirlo con un’unica espressione, diremmo che l’economia civile propone un umanesimo del mercato. Si tratta di un cammino iniziato da diversi anni, attraverso esperienze concrete – basti pensare all‘Economia di comunione e a tutto il vasto mondo della cooperazione – che mostra come sia concretamente possibile un percorso di incivilimento del mercato.

Alcuni autori sostengono che l’economia civile sia un modo d’intendere l’economia tipicamente italiano, nato tra il Quattrocento ed il Cinquecento e poi sviluppato nel Settecento, soprattutto in quello napoletano e milanese, mantenendo una certa influenza fino alla metà dell’Ottocento. Il termine è certamente utilizzato nel 1754 da Antonio Genovesi, come titolo del volume delle sue Lezioni di economia. Secondo Genovesi l’ordine sociale costituisce il risultato di un bilanciamento tra la forza concentrativa (auto-interessata) e la forza diffusiva (o di cooperazione).

Il termine è poi ripreso dagli economisti Zamagni e Bruni, a cui va il merito di aver riscoperto il valore e la modernità del pensiero di Genovesi e della Scuola italiana del Settecento (ad esempio Giacinto DragonettiGaetano Filangieri) e di avere chiarito come l’homo oeconomicus si debba nutrire anche di relazioni e fiducia.

L’attività economica ha dunque bisogno di virtù civili, di tendere al bene comune più che alla ricerca di soddisfazioni individuali. Bruni e Zamagni, attraverso il dizionario di economia civile, affermano che “l’espressione economia civile (…) è entrata, ormai da qualche tempo, nel dibattito scientifico oltre che nel circuito mediatico, ma con significati plurimi, spesso confliggenti. C’è chi la confonde con l’espressione “economia sociale” e chi invece ritiene che economia civile altro non sia che un modo diverso, più antico, di chiamare l’economia politica. Vi sono poi coloro che la identificano con il variegato mondo delle organizzazioni non profit e addirittura coloro che vedono l’economia civile come un progetto intellettuale che si oppone all’economia solidale”.

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